Il Gattinara di Antoniolo tra passato, presente e futuro

Sono quasi le 15, siamo andati via da circa un'ora dalle cantine del Castello Conti e dal suo Boca, ma il nostro #AltoPiemonteWineTour non prevede molte soste sopratutto se ad aspettarci è Lorella Antoniolo, una delle persone che stimo di più nel mondo del vino per la sua tenacità e, ovviamente, per il vino che la sua famiglia, dal 1948, produce senza esser mai giunta a compromessi. Amo visceralmente il loro Gattinara per cui potrete capire bene l'emozione quando la stessa Lorella, che oggi gestisce l'azienda assieme al fratello Alberto, mi dice senza pensarci su due volte:"Andrea, montiamo nella mia macchina che ti faccio vedere i nostri vigneti".
Dopo qualche minuto, inerpicandoci con il fuoristrada su strade strette ed impervie, arriviamo fino alla Torre delle Castelle che dall'alto, dominando Gattinara, ci offre una vista che spazia a 360° su questo bellissimo areale da dove è possibile ammirare, più o meno da vicino, i vigneti da cui Antoniolo fa derivare i suoi tre Cru: Osso San Grato, San Francesco e Castelle.
Questo pomeriggio non visiteremo solo il primo dei tre menzionati perchè troppo difficile da raggiungere con la Jeep vista la sua ripidità del terreno che supporrebbe l'uso di mezzi di locomozione maggiormente idonei. Nonostante ciò, dalla collina dove ci troviamo, possiamo ammirare in tutta la sua struggente bellezza la vigna Osso San Grato, uno dei Cru italiani maggiormente venerati dagli appassionati, il cui terreno, ricco di porfido di origine vulcanica, è coltivato totalmente a nebbiolo, con ceppi di circa 60 anni di età e per un'estensione che sfiora i cinque ettari totalmente esposti a sud. Mi ricordo anche la verticale del vino organizzata a Roma...



Il vigneto "Castelle", l'altro Cru coltivato a nebbiolo che si estende per circa 1,3 ettari, è localizzato accanto a dove abbiamo parcheggiato la Jeep e, mentre parlo con Lorella, calpestiamo il suo suolo che è diverso sia dal San Francesco che dall'Osso San Grato per via della sua maggiore profondità e ricchezza che, assieme ad una maggiore gioventù delle piante, parliamo di circa 40 anni di età, determinano da sempre un Gattinara più estroverso e pimpante rispetto agli altri. "E' per tale motivo" - commenta Lorella - "che mia mamma Rossana, fin dal 1985, ha voluto affinare il Castelle in barrique..".



San Francesco, il terzo Cru di Antoniolo, si trova qualche metro sotto il Castelle e ci impieghiamo due minuti per raggiungerlo a piedi attraverso una stretta stradina pedonale. La vigna ha un'estensione di circa 3,5 ettari ed è piantata, ovviamente, sempre a nebbiolo le cui piante, stavolta, hanno una esposizione ovest e poggiano sul "classico" terreno ricco di porfidi vulcanici. Da questo Cru, solitamente, escono i Gattinara più austeri di Antoniolo.




Gli altri vigneti, piantati anche ad Erbaluce, sono localizzati in zona Borelle e Valferana da cui provengono poi gli altri vini della gamma aziendale tra cui il Coste della Sesia Nebbiolo DOC "Juvenia", il Coste della Sesia Nebbiolo DOC rosato "Bricco Lorella" ed il Bianco Borelle. In totale, perciò, Lorella e sua fratello gestiscono circa 11 ettari di vigneto all'interno di una proprietà che, bosco compreso, arriva a sfiorare i 20 ettari totali.

Riprendiamo la macchina perchè la cantina ci aspetta. Gli Antoniolo, da sempre, in tema di vinificazione hanno avuto sempre le idee molto chiare anche in tempi in cui era facile e conveniente tradire il proprio credo che, invece, privilegia metodi assolutamente tradizionali che prevedono esclusivamente l'uso di lieviti non selezionati  e macerazioni, per circa due settimane, in vasche di cemento. 


L'affinamento, invece, a seconda della tipologia di vino, viene effettuato per un periodo che varia tra i 18 e i 30 mesi in legno di diversa capacità a cui segue un ulteriore riposo del vino in bottiglia per circa un anno.
La cantina, come potete vedere dalle foto, è sobria e passeggiare al suo interno è un po' respirare la storia di questo territorio e del suo Gattinara.

  


Si è fatto troppo tardi e gli impegni sia miei che di Lorella non ci permettono di degustare tutti i vini che vorremmo. Iniziamo con il rosato Coste della Sesia "Bricco Lorella" 2014 (100% nebbiolo) che si caratterizza per un profilo aromatico floreale e per un sorso in cui la territorialità si concretizza in una pregevolissima vena acido/sapida che invita continuamente alla beva. Un rosato fatto da chi crede realmente in questa tipologia di vino.


Passiamo al primo Gattinara, la versione "base", che Lorella ci fa degustare relativamente all'annata 2010. Profilo olfattivo molto maschio dove predominano le note minerali, quasi di ruggine, che poi virano verso la frutta di rovo e il melograno. Bocca coerente col naso, virile, di sostanza e di grande allungo sapido nel finale. Grandissimo rapporto q/p. 30 mesi di botte grande.


Il Gattinara "San Francesco" 2010 ancora non è uscito sul mercato per cui ci ritroviamo con piacere a bere una assoluta anteprima. Come scritto in precedenza, da questo splendido Cru nascono i Gattinara più austeri di Antoniolo e anche in questo millesimo, molto promettente, il discorso non cambia di una virgola. Il naso, infatti, è dominato da profumi di terra rossa e spezie mentre la frutta, di grande maturità, rende il contesto aromatico molto viscerale e carnoso. Al gusto denota già un ottimo equilibrio ed ampiezza che viene per certi versi esaltata da un finale saporoso e minerale che stenta a lasciare la nostra memoria. Promettente. 30 mesi di botti di diversa capacità.


Il Gattinara "Osso San Grato" 2010 è il solito diamante grezzo dalle mille sfaccettature che alla territorialità, espressa con grande purezza, abbina una capacità evolutiva davvero invidiabile. Questo millesimo si caratterizza per una sinfonia di fiori rossi e frutta che, uniti alla traccia minerale del nebbiolo di Gattinara, a cui si aggiungono sensazione di radici e spezie, creano un vino dalla forte personalità fin dal suo esordio. Sorso in bilico tra eleganza e potenza, dove gli autorevoli tannini e la corroborante freschezza tengono su una struttura come al solito ben definita e superba. Chiusura lunghissima e struggente. Da seguire attentamente nell'evoluzione futura perchè darà grandi soddisfazioni sto vino a chi avrà la pazienza di aspettarlo. Ce la faremo? Mah, è già buonissimo oggi così....

E' davvero tempo di andar via, il mio #AltoPiemonteWineTour non conosce sosta. Prossima tappa...

Il VINerdì di Garantito igp: la Monacesca Verdicchio di Matelica “Mirum” 2011

Mirum in latino significa meraviglia e Aldo Cifola ha voluto dedicare questo vino, la cui prima annata è rappresentata dal millesimo 1988, a suo padre Casimiro soprannominato Miro. L’impatto aromatico, tipico di questo Verdicchio, è come al solito di grande temperamento e profondità e si caratterizza per un corredo olfattivo dove ritrovo la ginestra, la camomilla secca, gli agrumi, il miele, l’anice stellato, a cui fanno da cornice note più sfumate di idrocarburi e zenzero.


Al sorso si percepisce subito la struttura del vino che contrappone al suo estratto una sferzante sensazione di freschezza e sapidità che donano al vino un naturale equilibrio giocato, comunque, su toni molti alti. La persistenza lunghissima e di personalità. Abbinamento consigliato? Ovviamente con un classico della cucina marchigiana ovvero il coniglio porchettato.


Un IGP alla corte delle Cantine del Castello Conti

Paola ed Elena Conti (era assente l'altra sorella Anna) mi aspettano a Maggiora, in provincia di Novara, all'entrata del loro piccolo castello costruito nei primi anni '60 per volontà del papà Ermanno con l'intento di costruire una fortezza per il Boca, vino che da sempre si è prodotto in questo territorio e che tutta la famiglia Conti, negli anni, ha cercato di preservare nonostante le mode portassero a produrre stili diversi da questo tradizionale uvaggio composto da nebbiolo, vespolina e uva rara.


Entrata
Paola, Anna ed Elena. Foto: Castelloconti.it
Conosco e bevo i loro vini da moltissimo tempo per cui il mio #AltoPiemonteWineTour non poteva non iniziare dalle Cantine del Castello Conti e dai loro splendidi vigneti che proprio Elena, munita di Fiat Panda "da battaglia", mi porta a visitare visto che è proprio lei che si occupa di gestirli e preservarli con tutto l'Amore che può anche se, mi confida, il lavoro che sta portando avanti assieme a pochi altri colleghi della zona ha il sapore dell'impresa epica che si pone l'obiettivo di preservare una cultura contadina che sta scomparendo.
E' dura lavorare, infatti, su queste colline, ormai quasi abbandonate anche dai loro "vecchi", caratterizzate da terreno porfidico di origine vulcanica, asciutto e acido, che Elena ci porta ad osservare prima di giungere ai bordi del suo primo fazzoletto di terra coltivato a vite. 



In un mondo, compreso quello del vino, dove oggi ancora si afferma che il piccolo è considerato di intralcio alla crescita economica globale, fa davvero sorridere che le sorelle Conti abbiano un'azienda di quasi un ettaro e mezzo (!!!) composta dai due "storici" appezzamenti, coltivati a nebbiolo, vespolina e uva rara, situati in località Motto Grande (0.65 ha) e Cappelle (0.35 ha) a cui, da poco, si aggiunge mezzo ettaro di vigneto, preso in gestione da vignaioli ormai in pensione, coltivato secondo il sistema a "Maggiorina".



Potatura a doppio sperone

Il termine, che deriva il nome dal paese di Maggiora, sta ad indicare la disposizione della vite, su uno schema a filari divisi in quadrati di quattro metri per lato; al centro del quadrato si trovava un “ceppo”di vite, formato da due-quattro piantine, che erano sostenute da otto pali: due disposti al centro del filare, accanto al ceppo, e gli altri sei ai lati. All'interno di questi vecchi impianti si coltivano nebbiolo, croatina, vespolina, uva rara, barbera e altre varietà autoctone. 

vigneto a maggiorina
vigneto a maggiorina

E' scontato dirlo se già si conoscono le Conti ma, dalle gestione delle vigne, sono stati eliminati del tutto i sistemici e vengono utilizzati solo rame e zolfo in quantità ridotte così come al minimo sono le lavorazioni del terreno dove viene usata per la concimazione la tecnica del sovescio.

Fa caldo per cui decidiamo di tornare nelle fresche cantine del Castello Conti dove si arriva passando all'interno di una grande sala dove è stata predisposta anche la vendita di specialità alimentari prodotte da artigiani del territorio.

Tra fermentatori in acciaio inox e botti di legno di varia capacità iniziamo a degustare i Boca che sono ancora in affinamento iniziando dal millesimo 2014. L'annata, si sa, non è stata delle migliori per via della tanta pioggia ma in questa zona, nonostante un 35% in meno di produzione, si è riusciti, grazie ad un bellissimo mese di Settembre, a portare in cantina un'uva più che soddisfacente. 

Il Boca 2014 delle Cantine del Castello Conti è esile, fresco e di grandissima bevibilità.



L'altro Boca degustato "en primeur" è il 2012 che, rispetto l'annata precedente, si fa notare per le sue durezze che ti ricordano il cuore nebbiolesco del vino. Il futuro sarà dalla sua parte anche se oggi, rispetto alla 2014, è molto indietro.

Dopo un rapido giro per le sale del Castello dove le sorelle Conti tengono, periodicamente, mostra d'arte e wine tasting (disponibili verticali di Boca dal 1984 fino ai giorni nostri) arriviamo nella sala degustazione dove con Elena degustiamo gli altri vini della gamma aziendale che si caratterizzano da sempre per la loro estrema qualità e territorialità. 

Questo mini tour, che ho chiamato "Non solo Boca", è partito degustando l'Origini, rosso a base nebbiolo, croatina, vespolina, uva rara, barbera e altre varietà autoctone allevate secondo il sistema a "Maggiorina". L'annata 2013 ha dato vita ad un vino complesso, succoso e fruttato che ha il suo punto di forza nell'equilibrio che lo renderà nel tempo un ottimo compagno delle tavole imbandite di tutto il mondo.



Il Flores 2013, presentato per la prima volta nel 2012 a Roma, è un nebbiolo in purezza senza aggiunta di solfiti che fermenta in acciaio, con macerazione di media durata, e affina in legno piccolo. Vino floreale, soave, che farà ricredere più di qualcuno sul concetto che non si possono raggiungere ottimi risultati senza aiuto dei solfiti.



La Zingara 2012 è invece la croatina in purezza, senza solfiti aggiunti, che viene vinificata in acciaio e affinata per 10 mesi in tonneau. Naso estroverso e sorso rustico e sbarazzino caratterizzano questo vino che non smetto di amare fin dal primo giorno in cui l'ho degustato.



Terminiamo la visita con il rosso della casa inteso ovvero con il vino, non in commercio, che la famiglia Conti produce per sè e i suoi amici in tiratura limitata. Ebbene sì, trattasi del B Free! ovvero di Barbera in purezza rifermentata in bottiglia. E' un vino giovane e schietto che non manca però di eleganza e che, alla cieca, potrebbe far fare figuracce a prodotti ben più blasonati proveniente da altre zone del Piemonte. Ad intenditor poche parole.



E' tardi, è ora di pranzo, il mio #AltoPiemonteWineTour è solo all'inizio per cui salutiamo Paola ed Elena e ci dirigiamo verso la prossima cantina. Direzione Gattinara. 

A presto!

Per chi volesse visitare l’azienda:
Cantine del Castello di Conti Elena, Anna e Paola snc
via Borgomanero 15 – 28014 Maggiora (Novara) – Italy
tel. +39.0322.87187
web: http://www.castelloconti.it/
mail: info@castelloconti.it




Tutti i premi di Radici del Sud 2015

Chiude a Bari la decima edizione di Radici del Sud, oggi lunedì 15 giugno. Quest’anno le aziende che hanno aderito alla grande kermesse che celebra e premia le migliori eccellenze vitivinicole del meridione sono state 181, un record assoluto dell’edizione 2015, rappresentata dai 20 produttori dalla Sicilia, 18 dalla Calabria, 10 dalla Basilicata, 36 della Campania e 97 dalla Puglia. I vini in concorso sono stati complessivamente 380 suddivisi in 21 categorie. I premi sono andati ai primi due che hanno ottenuto il punteggio migliore dalle due giurie, una nazionale e una internazionale, composte da 32 tra operatori, buyer, wine expert e giornalisti di settore italiani ed esteri (Per alcune batterie, con pochi vini, il premio è stato assegnato solo al primo classificato).
Quest’anno Radici del Sud ha realizzato e pubblicato un video all’interno del quale Nicola Campanile, organizzatore dell’evento, spiega le procedure del concorso. Un modo per far vedere la correttezza e trasparenza del concorso.

I vincitori

BOMBINO

GIURIA INTERNAZIONALE
1 PANASCIO 2014 • CASTEL DEL MONTE DOC • AGRINATURA GIANCARLO CECI
2 MARESE 2014 • CASTEL DEL MONTE DOC • RIVERA

GIURIA NAZIONALE
1 PANASCIO 2014 • CASTEL DEL MONTE DOC • AGRINATURA GIANCARLO CECI
2 EX AEQUO MARESE 2014 • CASTEL DEL MONTE DOC • RIVERA
2 EX AEQUO RATINO 2014 • PUGLIA IGP • TENUTA COPPADORO

FALANGHINA

GIURIA INTERNAZIONALE
1 FALANGHINA DEL SANNIO 2013 • IGP CAMPANIA • TORRE VENERE
2 FALERNO BIANCO 2014 • FALERNO DEL MARSICO DOP • VILLA MATILDE

GIURIA NAZIONALE
1 FALANGHINA 2014 • BENEVENTANO FALANGHINA IGP • CANTINA SANPAOLO
2 FALANGHINA DEL SANNIO 2013 • CAMPANIA IGP • TORRE VENERE

MALVASIA

GIURIA INTERNAZIONALE
1 EX AEQUO MALACHÈ 2014 • PUGLIA IGP • CANTINA SOCIALE DI BARLETTA
1 EX AEQUO DONNA GIOVANNA 2014 • PUGLIA IGP • CANTINA TRE PINI

GIURIA NAZIONALE
1 30 MOGGE 2014 • SALENTO IGP • VAGLIO MASSA

CATARRATTO

GIURIA INTERNAZIONALE
1 STELLA DI CORLEONE CATARRATTO 2014 • SICILIA DOC • PATRIA

GIURIA NAZIONALE
1 TERRE ROSSE DI GABBASCIO 2013 • TERRE SICILIANE IGP • CENTOPASSI


GRECO

GIURIA INTERNAZIONALE
1 GRECO DI TUFO 2014 • GRECO DI TUFO DOCG • SOCIETÀ AGRICOLA NATIV
2 GRECO DI TUFO 2014 • GRECO DI TUFO DOCG • TERRE D’AIONE

GIURIA NAZIONALE
1 GRECO DI TUFO 2013 • GRECO DI TUFO DOCG • CANTINA SANPAOLO
2 EX AEQUO QUATTRO VENTI 2014 • GRECO DI TUFO DOCG • AZIENDA AGRICOLA PETILIA
2 EX AEQUO GRECO DI TUFO 2013 • GRECO DI TUFO DOCG • LE ORMERE

FIANO

GIURIA INTERNAZIONALE
1 PIETRAINCATENATA 2013 • CILENTO FIANO DOC • LUIGI MAFFINI
2 FIANO DI AVELLINO 2014 • FIANO DI AVELLINO DOCG • AZIENDA AGRICOLA PETILIA

GIURIA NAZIONALE
1 ALESSANDRA 2010 • FIANO DI AVELLINO DOCG • DI MEO
2 QUARTARA 2012 • COLLI DI SALERNO IGP • LUNAROSSA VINI E PASSIONE


MINUTOLO

GIURIA INTERNAZIONALE
1 MINUTOLO 2014 • PUGLIA IGP • PIETREGIOVANI
GIURIA NAZIONALE
1 MINUTOLO 2014 • PUGLIA IGP • PIETREGIOVANI

GRILLO

GIURIA INTERNAZIONALE
1 LALUCI 2014 • SICILIA DOC • BAGLIO DEL CRISTO DI CAMPOBELLO
GIURIA NAZIONALE
1 ROCCE DI PIETRA LONGA 2013 • TERRE SICILIANE IGT • CENTOPASSI


GRUPPO MISTO VINI BIANCHI DEL SUD

GIURIA INTERNAZIONALE
1 PIETRAMARINA 2011 • ETNA BIANCO SUPERIORE DOC • BENANTI
2 MOSCATO DI NOTO 2014 • MOSCATO DI NOTO DOC • PLANETA
GIURIA NAZIONALE
1 CASE BIANCHE 2014 • TERRE SICILIANE IGT • TENUTA ENZA LA FAUCI
2 PIETRAMARINA 2011 • ETNA BIANCO SUPERIORE DOC • BENANTI

GRUPPO MISTO VINI ROSATI DEL SUD

GIURIA INTERNAZIONALE
1 PUNTALICE 2014 • CIRò ROSATO DOP • SENATORE VINI
2 SAVÙ 2014 • CALABRIA DOP • iGRECO

GIURIA NAZIONALE
1 TENUTA PARAIDA 2014 • COPERTINO DOP • AZIENDA VITIVINICOLA MARULLI
2 I TRE VOLTI 2013 • SAN SEVERO DOC • LEONARDO PALLOTTA

NEGROAMARO

GIURIA INTERNAZIONALE
1 LE BRACI 2007 • SALENTO DOC • SEVERINO GAROFANO VIGNETI E CANTINE
2 NEGROAMARO 2011 • SALENTO IGP • VIGNETI CALITRO

GIURIA NAZIONALE
1 PIROMAFO 2010 • SALENTO IGP • VALLE DELL’ASSO
2 LI CUTI 1489 2013 • ALEZIO DOC • CANTINA COPPOLA 1489

GAGLIOPPO

GIURIA INTERNAZIONALE
1 DOM GIUVÀ 2012• CIRÒ CLASSICO SUPERIORE DOC • VINI DU CROPIO
2 CATÀ 2012 IGT CALABRIA I GRECO

GIURIA NAZIONALE
1 CIRÒ ROSSO CLASSICO SUPERIORE DOC 2012 • TENUTA DEL CONTE
2 GAGLIOPPO 2014 • CALABRIA IGT • STATTI

MAGLIOCCO

GIURIA INTERNAZIONALE
1 LIBICI 2011 • CALABRIA MAGLIOCCO IGP • CASA COMERCI 
GIURIA NAZIONALE
1 EX AEQUO ROSSO VIOLA 2012 • CALABRIA IGP • CANTINE VIOLA
1 EX AEQUO LIBICI 2011 • CALABRIA MAGLIOCCO IGP • CASA COMERCI 

AGLIANICO DEL VULTURE

GIURIA INTERNAZIONALE
1 ORAZIANO 2009 • AGLIANICO DEL VULTURE DOC • MARTINO VINI
2 ROTONDO 2011 • AGLIANICO DEL VULTURE DOC • PATERNOSTER

GIURIA NAZIONALE
1 CASELLE 2009 • AGLIANICO DEL VULTURE DOC • VINICOLA D'ANGELO
2 EX AEQUO NOCTE 2011 • AGLIANICO DEL VULTURE DOC • TERRE DEI RE
2 EX AEQUO ROTONDO 2011 • AGLIANICO DEL VULTURE DOC • PATERNOSTER

AGLIANICO CAMPANIA

GIURIA INTERNAZIONALE
1 AGLIANICO 2009 • COLLI DI SALERNO IGT • MILA VUOLO
2 BORGOMASTRO 2009 • COLLI DI SALERNO IGP • LUNAROSSA VINI E PASSIONE

GIURIA NAZIONALE
1 TERRA DI LAVORO 2013 • CAMPANIA IGT • GALARDI
2 RASOTT 2010 • CAMPI TAURASINI DOC • BOCCELLA 

NERO DI TROIA

GIURIA INTERNAZIONALE
1 PUER APULIAE 2009 • CASTEL DEL MONTE DOC • RIVERA
2 OTTAGONO 2011 • CASTEL DEL MONTE RISERVA DOCG • TORREVENTO

GIURIA NAZIONALE
1 DONNA CLELIA 2012 • SAN SEVERO DOC • LEONARDO PALLOTTA
2 SERRE AL TRONO 2013 • MURGIA DOC • BOTROMAGNO

NERELLO

GIURIA INTERNAZIONALE
NERELLO MASCALESE 2014 • TERRE SICILIANE IGT • PRINCIPE DI CORLEONE

GIURIA NAZIONALE
ROVITTELLO 2011 • ETNA DOC • BENANTI

PRIMITIVO

GIURIA INTERNAZIONALE
1 MASSERIA VECCHIA 2013 • PRIMITIVO DI MANDURIA DOP • TENUTE CERFEDA DELL'ELBA
2 SANT’ANASTASIA 2013 • PRIMITIVO DI MANDURIA DOP • SOCIETÀ AGRICOLA BEATO

GIURIA NAZIONALE
1 ACINI SPARGOLI 2011 • PRIMITIVO DI MANDURIA DOC • ANTICO PALMENTO
2 PRIMITIVO 2011 • GIOIA DEL COLLE DOC • FATALONE

NERO D’AVOLA

GIURIA INTERNAZIONALE
1 NARKE’ 2014 • TERRE SICILIANE IGP • PRINCIPE DI CORLEONE
2 EX AEQUO CERASUOLO DI VITTORIA DOCG 2013 • AGRIVINICOLA PORTELLI
2 EX AEQUO DON LUCA 2012 • CONTESSA ENTELLINA DOC • ENTELLANO

GIURIA NAZIONALE
1 CERASUOLO DI VITTORIA DOCG 2013 • AGRIVINICOLA PORTELLI
2 STELLA DI CORLEONE 2012 • DOC SICILIA • VINI PATRIA

GRUPPO MISTO VINI ROSSI DEL SUD

GIURIA INTERNAZIONALE
1 ZOLLA MALVASIA NERA 2013 • PUGLIA IGP • VIGNETI DEL SALENTO
2 PIEDIROSSO 2013 • CAMPI FLEGREI DOC • AGNANUM

GIURIA NAZIONALE
1 MEGALE HELLAS 2012 • PUGLIA IGT • LE VIGNE DI SAN MARCO
2 JOHE 2011 • PUGLIA IGT • TENUTA VIGLIONE

TAURASI

GIURIA INTERNAZIONALE
1 TAURASI DOCG 2007 • BOCCELLA 
2 VIGNA PIANO D’ANGELO 2006 • TAURAS DOCG • CANTINA MARTINO

GIURIA NAZIONALE
1 TAURASI RISERVA DOCG 2009 • CANTINA SANPAOLO
2 LOGGIA DEL CAVALIERE 2008 • TAURASI RISERVA DOCG • TENUTA CAVALIER PEPE

BIOLOGICO

GIURIA INTERNAZIONALE
1 LIBICI 2011 • CALABRIA MAGLIOCCO IGP • CASA COMERCI 
2 MASSERIA VECCHIA 2013 • PRIMITIVO DI MANDURIA DOP • TENUTE CERFEDA DELL'ELBA

GIURIA NAZIONALE
1 GIOIA DEL COLLE DOC PRIMITIVO 2011 • FATALONE
2 GIOIA DEL COLLE DOC RISERVA 2012 • CANTINA TRE PINI

Le giurie

GIURIA INTERNAZIONALE

Debra Meiburg Hong - Kong Master of Wine
Susan Hulme, Regno Unito Master of Wine
Alfonso Cevola, USA
Matthew Waldin, Regno Unito
Steffen Maus, Germania
Richard Baudains, Regno
Wojciech Bonkowski Polonia
Ewa Wielezynska Polonia
Magnus Reuterdahl Svezia
Paul Balke, Olanda
Luzia Schrampf, Austria
Michael Wising, Svezia
Paolo Ponghellini, Hong Kong
Frederik Kreutzer
Beata Gawęda Polonia
Patrick Lelievre Belgio
Mirek Kudlik Polonia
Henk Van de Scheur Paesi Bassi
Hon Wai CHAN Hong-Kong importatore
Hiroto Sasaki Giappone


GIURIA NAZIONALE

Alessandro Bocchetti, gamberorosso.it
Andrea De Palma, Guide Touring Club
Enzo Vizzari, Espresso Guide
Fabio Giavedoni, slowine.it
Filippo Gastaldi, enoteche Vinarius
Francesca Ciancio, La Repubblica – Croneche di Gusto - Gazzagolosa
Francesco Muci, slowine.it
Lorenzo Colombo, vinealia.org
Mauro Giacomo Bertolli, italiadelvino.com / www.ilsole24ore.com 
Pierluigi Gorgoni, gruppoespresso.it
Ugo Baldassarre, tigulliovino.it

Umberto Gambino, wining.it / Vini Buoni d’Italia

Il VINerdì di Garantito igp: Lambrusco Incantabis di Fondo Bozzole

Nel dialetto mantovano l’incantabiss è l’incantatore di serpenti. A Poggio Rusco chiamavano così Arnoldo Mondadori. Ora è il nome di un vino che ne onora la memoria. Un Lambrusco Mantovano bio fatto con la varietà Ruberti. Ha il frutto carnoso e la vena tannica adatti alla cucina di quelle parti.


Testo e foto: Angelo Peretti

I cinque Muscadet scelti da Angelo Peretti per Garantito IGP

Non so se abbiate la mia stessa impressione, ma, lemme lemme, flemmaticamente, di sottecchi (ah, se mi piace utilizzare queste desuete espressioni lessicali!), c’è un vino bianco francese che si sta facendo largo anche qui da noi Italia. Nelle proposte a bicchiere dei locali di tendenza, nelle liste dei ristoranti, sugli scaffali dei supermercati, perfino degli hard discount. Sarà per via della crisi, ché quando i margini si contraggono occorre guardarsi intorno e trovare qualcosa di buono che abbia prezzi umani e nel contempo stupisca almeno un po’. Questo qui è un vino che in genere il prezzo ce l’ha umanissimo. In più, sa stupire, e funziona per l’aperitivo disimpegnato, ma anche per la cucina leggera, estiva, e soprattutto per il crudo di pesce, di crostacei, da molluschi. Ecco, è un vino da ostriche.

Ora, so che l’ho tirata lunga, ma dovevo cercare di dargli dignità al Muscadet della Loira. Vino a lungo reietto, e in effetti ce n’è innumerevole produzione che ancora oggi si può classificare nel novero delle inconsistenze enoiche. Tuttavia, da quei vigneti di sabbie salse che si protendono verso l’oceano stanno arrivando anche cose buone, e talvolta buonissime, e qualche volta da spellarsi le mani per gli applausi. Etichette che pian piano si fanno strada anche qui da noi. E te le ritrovi, queste bottiglie, dove meno te l’aspetti, dal banco dell’ipermercato alle fiere dei cosiddetti vini naturali, perbacco.

In particolare, credo vada prestata attenzione ad alcuni vini dell’enorme appellation Muscadet de Sèvre et Maine (450 mila ettolitri, mica scherzi), soprattutto quando son fatti sur lie, con prolungata permanenza sui lieviti. In quel caso, i bicchieri migliori sono entusiasmanti, credetemi. Ma anche tra le produzioni meno orientate all’eccellenza enoica capita di rintracciare buone cose. A prezzi leggeri, sovente.
Dunque, voi che fate Fiano e Soave, Verdicchio e Gavi, sappiatelo e cominciate a farci i conti, col questo Muscadet che fa finta di niente, e intanto prende spazio.
Qui di seguito ne fornisco quattro esempi, del Muscadet. Quattro vini di differente pretesa, ma comunque di piacevole e qualche volta strepitosa beva.
Ah, a proposito: solo un’altra annotazione. L’uva con cui si fa il Muscadet si chiama melon de Bourgogne. Forse veniva, come dice il nome, dalla Borgogna, ma là adesso coltivano chardonnay, o al massimo aligoté. Il melon ora lo si alleva nella Loira, per farci, appunto, il Muscadet: lì ce n’è qualcosa come 13 mila ettari.
Adesso i vini.

Muscadet Sèvre et Maine Sur Lie 2012 Château La Perrière
Muscadet Sèvre et Maine Sur Lie 2012 Château La Perrière
Muscadet Sèvre et Maine Sur Lie 2012 Château La Perrière

Scattante, pietroso e salino. Grintoso. Lo bevo e lo ribevo, sempre con soddisfazione. È un 2012, e il Muscadet, quand’è ben fatto, ci guadagna a essere bevuto a qualche anno dalla vendemmia. Per me, vale 90 punti su 100, ché quand’è buono, anche un vino “piccolino” può esser “grande”. Del resto, fu tre stelle e coup de coeur (il massimo dei massimi) sulla guida Hachette 2014 dei vini francesi. Da quelle parti costa – tenetevi forte – meno di 5 euro.

Muscadet Sèvre et Maine Selection Le Houx Sur Lie 2011 Jo Landron
Muscadet Sèvre et Maine Selection Le Houx Sur Lie 2011 Jo Landron
Muscadet Sèvre et Maine Selection Le Houx Sur Lie 2011 Jo Landron
Questo invece è un Muscadet importato in Italia, e dunque è abbastanza facile da trovare. Ce l’ha in catalogo Proposta Vini, che lo vende (ai ristoratori) intorno agli 8 euro più iva. Insomma, un po’ più costoso. Ma, attenti, quello che ho bevuto io era un 2011 e sono rimasto a bocc’aperta da quant’era giovane: altro che vinello, il Muscadet. Freschissimo e sapido, salato, marino, iodato. Poi sa di fiori e agrumi, di cedro, di mandarino tardivo. Altro 90.

Muscadet Sèvre et Maine Sur Lie 2012 Château de La Botinière
Muscadet Sèvre et Maine Sur Lie 2012 Château de La Botinière
Muscadet Sèvre et Maine Sur Lie 2012 Château de La Botinière

A volte mi domando come facciano certi vini ad arrivare nei punti vendita della grande distribuzione. Questo, per esempio, l’ho trovato in mezzo a un Vermentino di Gallura e un Etna Bianco al supermercato dell’Iper Orvea, ad Affi, vicino all’uscita della Brennero-Modena. Salato, marino, agrumato, lunghissimo, felicemente persistente. Un calice tira l’altro. Per me vale almeno 88 punti. Ce n’erano sei bottiglie, a 5,90 euro. Peccato non averle prese tutte.

Muscadet Côtes de Grandlieu Fief Guerin 2013 Domaine des Herbauges
Muscadet Côtes de Grandlieu Fief Guerin 2013 Domaine des Herbauges
Muscadet Côtes de Grandlieu Fief Guerin 2013 Domaine des Herbauges

Questo l’ho comprato – udite udite! – alla Lidl. Sì, in un negozio della catena degli hard discount tedeschi, dalle mie parti, sul lago di Garda. È un vino di non grande impegno, magari anche un po’ semplice, ma ha retto incredibilmente bene a bottiglia aperta: il giorno dopo non faceva una piega. Tanto limone, qualche frutto bianco croccantino, un fondo gradevolmente affumicato. Non posso dargli un votone (diciamo 82 punti?), ma costa 3,99 euro.

Garantito IGP passa da 5 a 7 autori

Dall’11/6 la rete di giornalisti e blogger del vino “IGP” (I Giovani Promettenti) si allarga ad Angelo Peretti eAndrea Petrini, che vanno ad affiancare gli storici Carlo Macchi, Luciano Pignataro, Roberto Giuliani, Stefano Tesi e Lorenzo Colombo. E alla rubrica del giovedì il giorno seguente se ne aggiunge un’altra: ilVINerdì IGP.
Sono Angelo Peretti di Internetgourmet.it e Andrea Petrini di Percorsidivino.com le new entries che portano a 7 il numero dei membri del gruppo IGP, il network di testate web e di blog dedicati all’informazione enogastronomica che già da anni riuniva Carlo Macchi (Winesurf.it), Luciano Pignataro(Lucianopignataro.it), Roberto Giuliani (Lavinium.com), Stefano Tesi (Alta-fedelta.info) e Lorenzo Colombo (Vinealia.com).


La storica decisione, assunta al termine di un sobrio convivio al “Magazzino” fiorentino di Luca Cai, mira ad ampliare la portata di un progetto finora rivelatosi vincente nel settore della critica indipendente: una formula a più voci in cui ognuno mantiene la propria identità, ma periodicamente ospita un articolo degli altri, nel quadro di una filosofia condivisa.
La nuova formazione a 7 si apre giovedì 11/6 con il pezzo d’esordio di Angelo Peretti, cui il 18/6 seguirà quello di Andrea Petrini.

Ma ci sono anche altre novità.

La prima è che, da venerdì 12/6, il gruppo IGP parte anche con una nuova rubrica: il VINerdì IGP, minirecensione vinicola che in pratica elegge il “vino della settimana” dell’autore del “Garantito IGP” del giorno precedente. “Un vino in un distico”, ha sancito il fondatore/ideatore Carlo Macchi.
Per il resto c’è tempo, ma le promesse dei promettenti vanno prese sul serio. Ad esempio quella di cooptare presto una giovane promettente…

Château L'Angélus 2005

Pur appartenente alla famiglia Boüard de Laforest da quattro generazioni, è solo nel 1976, con Hubert de Boüard de Laforest, che Château L'Angélus, oggi chiamato semplicemente Angélus, conosce una decisa e netta escalation qualitativa grazie all’adozione di pratiche colturali molto restrittive in vigna e a notevoli investimenti, non solo tecnologici, in cantina. 

Foto: Wine Searcher
L'azienda, il cui nome fa riferimento al suono delle tre campane di Saint-Emilion udibili chiaramente in vigna durante le lavorazioni, grazie ai continui sforzi in termini di qualità, nel 1996 viene promossa da Grand Cru Classé a Premier Grand Cru Classé (B) mentre nel 2012 c'è stato il definitivo e meritato passaggio a Premier Grand Cru Classé (A).

Foto: Idealwine.net

Château Angelus 2005, bevuto recentemente, è un blend composto da Merlot (60%) e Cabernet Franc (40%) e si presenta nel bicchiere con un colore rubino intenso che fa presagire, già alla vista, una elevata estrazione polifenolica. Mettendo il naso nel bicchiere si capisce subito che ci troviamo davanti ad una girandola olfattiva di grande finezza ed eleganza. Inizialmente percepiamo i piccoli frutti di bosco, poi ciliegia, prugna, cioccolato fondente, sottobosco, caffè tostato, vaniglia, spezie, eucalipto, china, brezze mentolate e una vena minerale che fa venire in mente la selce, la grafite, il ferro.

Foto: Cellartracker
Quando bevo il vino mi rendo conto di averlo fatto troppo presto per poterlo apprezzare come meriterebbe. La cosa che lascia sbalorditi, comunque, nonostante sia giovanissimo, è la finezza dei tannini la cui tessitura è pura seta in bocca, un tappeto rosso che scivola suadente e che rimane nella memoria grazie anche ad una persistenza davvero notevole. 

Prezzo? 300 euro di puro piacere edonistico!


Il Montepulciano d'Abruzzo è Edoardo Valentini ed Edoardo Valentini è il Montepulciano d'Abruzzo

Descrivere i vini di Edoardo Valentini è sempre difficilissimo, almeno per me, perchè ho sempre il timore di cadere in una certa retorica o in un probabile déjà vu visto che della sua figura, del territorio di Loreto Aprutino e del suo vino hanno già scritto i migliori wine writer del mondo.
Da piccolo wine writer di periferia posso aggiungere solo che Valentini è stato una sorta di visionario perchè, in tempi non sospetti, ha creduto in vitigni "minori" come il montepulciano d'abruzzo e il trebbiano quando tutto attorno a lui era deserto. 

Per rendere omaggio a questo grande vignaiolo italiano, la cui eredità è stata egregiamente raccolta dal figlio Francesco, tanto tempo fa, parliamo del 2012, è stata organizzata una verticale storica del suo Montepulciano d'Abruzzo nelle seguenti annate: 2001, 1997, 1985, 1970 e 1968. Pure emozioni che, con colpevole ritardo, speriamo io possa riuscire a trasmettervi con le mie parole.

FOTO: ANDREA FEDERICI

Montepulciano d'Abruzzo 2001 Edoardo Valentini: l'annata è calda e il vino, inizialmente, si apre su toni di pomodoro secco, patè di olive, erbe aromatiche. Simpaticamente l'ho ribattezzato il vino "bruschetta". Col tempo, però, cambia volto e diventa infinitamente più elegante ed equilibrato con un naso luminoso di ciliegia nera, viola, sottobosco, pepe, legno, bastoncino di liquirizia, grafite.  Al sorso ha una acidità quasi agrumata ed è dotato di un tannino leggiadro e di un alcol, siamo a 14%, perfettamente integrato nella struttura. Nota mentolata nel finale. Ottimo esordio.

Montepulciano d'Abruzzo 1997 Edoardo Valentini: dopo oltre 15  anni il vino ha una giovinezza cromatica davvero invidiabile. Inizialmente carnoso e polposo grazie alla massiccia presenza aromatica di frutta rossa matura, il Montepulciano, col tempo e la giusta ossigenazione, diventa quasi austero rilasciando con slancio ricordi di cenere, sandalo, incenso, giaggiolo, rosa appassita e un tocco vegetale finale, quasi impercettibile, che ricorda le piante officinali. Al palato il vino è rotondo, cremoso, lo slancio giovanile fatto di freschezza ed impalcatura tannica si capisce che, pian piano, si sta placando lasciando un sorso ben bilanciato, sapido e dalla chiusura balsamica. Da bere oggi con grande gioia.


Montepulciano d'Abruzzo 1985 Edoardo Valentini: rispetto agli altri vini in batteria il colore di questo è meno concentrato. Al naso è serrato, integro, di superba concretezza: caffè, ruggine, nocciola, orzo, tabacco, asfalto, menta, olive, note cosmetiche sono i primi descrittori che segno sul mio Moleskine. Un delirio di complessità e profumi. Berlo significa entrare in una sorta di trance mentale dove l'aggettivo più cattivo che posso usare è....vibrante. Oggi questo '85 è di un equilibrio perfetto e invade la bocca con forza minerale e sapida davvero stupefacente. Chiude setoso, lunghissimo. Un grande senza se e senza ma.


Montepulciano d'Abruzzo 1970 Edoardo Valentini: l'annata non sarà stata delle migliori ma, nonostante questo, questo vino ha raggiunto la sua veneranda età in grande forma. E' terziarizzato, certo, ma non ossidato. Avete presente un bel vecchietto che fa ancora la maratona di New York? Proprio così, ha i capelli bianchi ma riesce ancora a sprintare meglio di certi giovanotti. Roteando il bicchiere si percepiscono profumi di the nero, ebanisteria, liquirizia, noce, frutta secca, catrame, ferro, tamarindo e una copiosa ventata balsamica. Al palato, dopo 42 anni, è ancora elegante dato che le sue durezze e morbidezze sono perfettamente fuse dando vita ad un nettare sinuoso ed esile allo stesso tempo. Finale iodato, ferroso. Ah, ce ne fossero....


Montepulciano d'Abruzzo 1968 Edoardo Valentini: il mio amico Davide Bonucci si innamorerebbe a prima vista di questo Montepulciano d'Abruzzo che vanta una terziarizzazione da manuale, didattica, visto che si rincorrono nel bicchiere odori di ferro e sangue che, con l'ossigenazione, virano verso la frutta nera disidratata, il concentrato di pomodoro, i legni aromatici, fino ad arrivare al tartufo di Langa, all'inchiostro e al rabarbaro. Bevendolo, magari alla cieca, ti stupiresti della sua perfetta integrità. Anzi, rispetto al 1970, ha un tannino ancora graffiante che emerge fiero e rustico all'interno di una struttura ancora ben salda e coesa. Chiude saporito con ricordi di erbe aromatiche e prugne secche. Un Montepulciano di grande nostalgia e fierezza contadina.